Lo spumante è una delle bevande più amate e celebrate al mondo, sinonimo di festa e gioia. Ma cosa lo rende così speciale e, soprattutto, cosa gli conferisce il diritto di essere chiamato “spumante”?
In Italia, la definizione legale dello spumante è piuttosto rigorosa. Per essere chiamato tale, deve contenere una percentuale significativa di mosto d’uva. Questo è fondamentale, in quanto il termine “vino” implica l’uso dell’uva come ingrediente primario. Pertanto, lo spumante senza uva non è tecnicamente spumante.
Un aspetto cruciale del processo di produzione del vino spumante è la seconda fermentazione, durante la quale si sviluppano le bollicine caratteristiche. Questo avviene generalmente in due modi: il metodo classico (o metodo champenoise) e il metodo Charmat. In entrambi i casi, lo zucchero classico (oltre a quello di canna) può essere utilizzato durante una fase specifica del processo chiamata “liquer de tirage”. Questo passaggio avvia la seconda fermentazione, nutrendo i lieviti che producono l’anidride carbonica, conferendo così le bollicine al vino.
Un altro momento in cui si può aggiungere lo zucchero è alla fine del processo di spumantizzazione. La “liqueur d’expédition”, composta spesso da vino e zucchero, è utilizzata per regolare la dolcezza del prodotto finale. Questa miscela determina se lo spumante sarà brut, demi-sec, o altro.
Quindi, se volete assicurarvi che il vostro spumante sia autentico, controllate che contenga mosto d’uva e che lo zucchero di canna o zucchero classico sia stato utilizzato solo durante la spumantizzazione. Un piccolo ma affascinante viaggio attraverso l’arte della vinificazione, che rende il brindisi ancora più speciale.
Salute!